Il contributo è dedicato alle nuove generazioni a cui spetta il compito di conservare e difendere i diritti delle donne in un cammino costante di superamento degli stereotipi. La cultura, la conoscenza o più semplicemente la curiosità possono aiutare molto in questo senso.
Se qualcuno pensa che la libertà, l’uguaglianza, il rispetto tra i generi, sia acquisito per sempre è in grave errore. Tutti i valori di civiltà, democrazia e diritti umani, hanno necessità di essere curati e difesi e per averne cura è indispensabile la memoria. Ci permettiamo di iniziare questo nostro contributo per 8 marzo 2022 – Giornata Internazionale della Donna – con le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che per ben 18 volte ha pronunciato la parola “dignità”, nel suo discorso di giuramento in Parlamento lo scorso 3 febbraio 2022: “Dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio…Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità…La pari dignità sociale è un caposaldo di uno sviluppo giusto ed effettivo. Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita. Nostro compito – come prescrive la Costituzione – è rimuovere gli ostacoli. Accanto alla dimensione sociale della dignità, c’è un suo significato etico e culturale che riguarda il valore delle persone e chiama in causa l’intera società”.
Pertanto, facendo nostre le parole del Presidente della Repubblica proveremo a dare il nostro contributo perché diventino patrimonio comune. In questo senso come agorà della cultura la biblioteca ACCLAVIO ha un fondo con un nutrito numero di libri e di giornali che sono a disposizione della comunità, da leggere e consultare in biblioteca o a casa. In tal senso abbiamo ritenuto utile realizzare una breve bibliografia in cui è possibile farsi un’idea degli ultimi libri a disposizione.
Mentre pensavamo quale avrebbe potuto essere il nostro contributo in un periodo in cui la guerra in Ucraina, i talebani in Afganistan e i numerosi conflitti in corso nel mondo – in cui le donne sono doppiamente vittime – ci fanno capire come i principi, di democrazia e libertà, ritenuti acquisiti non lo siano affatto. Abbiamo deciso di dedicare il nostro contributo alle nuove generazioni che per dato anagrafico non hanno vissuto in prima persona le lotte che hanno segnato un cambiamento importante per le donne. Una sorta di passaggio di testimone che permetta da un lato di mantenere viva la memoria e dall’altro lato di rendere quelle conquiste cultura comune. Crediamo che mai come in questo momento debba essere ribadito il valore del rispetto e della PACE.
Per le giovani generazioni il principio di autodeterminazione o più semplicemente perseguire i propri desideri è un diritto. Eppure, nonostante i tanti passi avanti compiuti dal termine della seconda guerra mondiale ad oggi, non possiamo esimerci dal dire che ancora molto resta da fare e che la società in cui viviamo non garantisce le stesse opportunità per una donna rispetto ad un uomo.
Le donne ancora oggi non hanno le stesse opportunità nel mondo del lavoro e in moltissimi casi nella vita privata, nella società sono presenti cliché duri a morire. Un dato per tutti deve farci riflettere. Nel 2021 le vittime di omicidi sono state 295, 118 donne, di cui 102 assassinate in ambito familiare/affettivo e70 per mano del partner o ex partner. Una donna uccisa ogni tre giorni. Un dato allarmante che pone in un’evidenza, preoccupante, come i rapporti di genere nella nostra società siano ben lontani da essere risolti. In questo contesto riteniamo utile ricordare le conquiste compiute dalle donne sulle quali è importante tenere alta l’attenzione. La prima grande conquista è quella del diritto al voto attivo e passivoil 2 giugno 1946, si tratta del referendum in cui si chiede ai cittadini/e di scegliere tra Monarchie e Repubblica.
Un altro importante risultato è rappresentato dal divieto di licenziamento a causa di matrimonio nel 1963. Nel periodo fascista le donne potevano perdere il lavoro a causa del matrimonio e di una maternità. Nonostante il risultato raggiunto nel 1963 – che prevedeva in caso di licenziamento per matrimonio o maternità di poter fare ricorso e chiedere il reintegro – per lungo tempo i datori di lavoro, con una pratica illegale, all’atto dell’assunzione facevano firmare le dimissioni in bianco firmate alle lavoratrici. Anche lavorare nei pubblici uffici è stata per le donne una graduale conquista dal 1963 le donne possono entrare in Magistratura, mentre bisognerà aspettare 1981 perché le donne siano ammesse nel Corpo di Polizia e il 1999 per essere ammesse nelle Forze Armate.
Sarà il 1970 a segnare un passaggio importante nell’ambito familiare con l’approvazione della legge sul divorzio che in prima battuta viene concesso dopo 5 anni di separazione che si ridurranno a tre a partire dal 1987.
Un ulteriore importante passaggio è rappresentato dalla riforma del diritto di famiglia siamo nel 1975 con i coniugi che finalmente diventano pari dinanzi alla legge, vi è la comunione dei beni, i figli nati dentro e fuori il matrimonio hanno pari diritti. Un importante passo in avanti rispetto alla legge del 1942 in cui la moglie era totalmente sottomessa alla podestà maschile.
Il 1978 segna un ulteriore importante passaggio per la vita delle donne. È questo l’anno in cui è approvata la legge 194 sull’aborto. Da questo momento l’interruzione di gravidanza è possibile per motivi di salute della donna, del nascituro, motivi personali e circostanze legate al concepimento come lo stupro. Prima a questa legge le donne che praticavano l’aborto lo facevano clandestinamente dalle così dette mammane rischiando la vita e spesso morendo sotto i ferri.
Il così detto delitto d’onore nel codice penale era sanzionato con pene minori – che andavano dai 3 ai 7 anni di reclusione – rispetto ad un omicidio commesso per ragioni diverse. Nel 1981 scompare questa parte della legge e scompare anche il matrimonio riparatore che per anni ha permesso a stupratori di evitare la condanna sposando la vittima estinguendo così il reato.
Nel 2010 l’Italia – con la legge sulle pari opportunità nel mondo del lavoro – percepisce le direttive della Comunità Europea promuove la flessibilità oraria, rivede il congedo parentale e promuove incentivi destinati all’imprenditoria femminile, sono inoltre introdotte sanzioni sulle molestie sessuali sul lavoro. Siamo nel 2011quando si sente la necessità di una legge sulle quote rosa in cui è stabilito che nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa abbiano almeno un quinto di donne al loro interno. Quota rosa che salirà ad un terzo del 2015.
Siamo nel 2013 e si registra un’escalation di omicidi contro le donne. Già nel 2009 la legge contro lo stalking prevede che pedinare, ossessionare una donna con diversi mezzi è reato. Nel 2013 le pene sono inasprite in presenza di minori. Nello stesso anno l’Italia ratifica la Convenzione di Istanbul con la legge n. 77 del 27 giugno. La Convenzione di Istanbul introduce nuove tipologie di reato come: la violenza psicologica, atti persecutori e stalking, violenza sessuale, matrimonio forzato, mutilazioni genitali femminili, aborto forzato, sterilizzazione forzata. La Convenzione gisce su più fronti attraverso azioni chiamate “le 4 P – Prevenzione, Punizione, Protezione, Politiche integrate” e che sono inserite nei “Piani
nazionali sulla violenza maschile contro le donne”.
Il 2019 con l’adozione del così detto “Codice rosso” segna un altro passo in avanti in difesa delle donne vittime di violenza, la legge 19 luglio 2019, n. 69 reca “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”. Il provvedimento con 21 articoli introduce una nuova categoria dei reati di violenza domestica o di genere in cui rientrano il reato di maltrattamenti contro conviventi o familiari, violenza sessuale aggravata o di gruppo, atti sessuali con minorenne, atti persecutori e lesioni aggravate commessi in contesti familiari o nell’ambito di relazioni di convivenza. Lo stesso provvedimento introduce delle nuove disposizioni penali, volte all’irrigidimento del trattamento sanzionatorio.
Quanto sopra riportato, intende essere una traccia dalla quale partire per capire e sapere. Dietro le leggi, le convenzione, c’è l’impegno di uomini e donne che quotidianamente si spendono per garantire che le violenza sulle donne e le pari opportunità entrino a far parte delle nostra cultura, della quotidianità della vita. La speranza è che mantenendo la memoria vi sia sempre un presidio su questi temi, attento a non far scivolare il mondo indietro di secoli, le cronache di questi giorni ne sono un crudele e terribile esempio.
La biblioteca ACCLAVIO offre in rete una breve bibliografia e invita quanti ne abbiano voglie a venire a leggere o prendere in prestito i libri o chiedere di poter consultare giornali nei quali è possibile leggere articoli su questi argomenti al fine di realizzare insieme un cammino costante di superamento degli stereotipi e costruire insieme un mondo in cui le parole guerra, violenza, siano bandite perché ritenute semplicemente incomprensibili.